Gli store locator d’ora in poi saranno necessari per una buona gestione delle schede Google Business Profile

Google ha appena aggiornato la sua politica dei link per le schede Google Business Profile (GBP), con un impatto rilevante per le attività con una rete di punti vendita. Questo cambiamento farà dunque degli store locator la fonte di informazione più affidabile dei punti vendita? Ti spieghiamo tutto ciò che cambia, perché Google rafforza il suo controllo e come non perdere questa svolta!

Anticipando l’evoluzione della ricerca locale, Google ha rinforzato le sue esigenze, imponendo un quadro molto più rigido sui link presenti nelle schede delle attività. Queste nuove regole, che riguardano in particolare le attività con più punti vendita, mirano a garantire la pertinenza e l’affidabilità delle informazioni messe a disposizione degli utenti.

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Che cosa s’intende per link di un’attività locale?

I link di un punto vendita consentono ai clienti di realizzare delle azioni (ad esempio, visitare il sito internet, prenotare un appuntamento presso l’attività o effettuare degli ordini online). 

I link di un punto vendita consentono ai clienti di realizzare delle azioni (ad esempio, visitare il sito internet, prenotare un appuntamento presso l’attività o effettuare degli ordini online). 

Una pagina di destinazione dedicata a ogni scheda dell’attività

Si tratta probabilmente del cambiamento più significativo per le reti fisiche. D’ora in poi, ogni attività deve avere un sito web o, quantomeno, una pagina di destinazione (“landing page”) dedicata.

Quello che dice Google:

“I link dell’attività locale devono indirizzare a una pagina di destinazione dedicata all’attività. Per le attività con più sedi, i link all’azione devono rimandare a un sito web di una sede specifica. Evita di utilizzare pagine di destinazione generiche o una pagina di destinazione di un’altra sede della stessa attività.”

Così, se la tua azienda dispone di 10, 50, o 200 attività, dovrai disporre di altrettante pagine di destinazione, compilate e inserite correttamente nelle loro schede Google rispettive.

I link non devono rimandare a pagine qualsiasi, né invitare a compiere azioni improprie. Anche in questo caso Google è chiaro: “I link dell’attività locale devono indirizzare a una pagina di destinazione dedicata all’attività.”

Ad esempio, se un utente clicca su un link del tipo “ordina”, deve essere reindirizzato a una pagina o a un’applicazione che consenta di effettuare un ordine.

Sono quindi vietati come link dell’attività locale: 

  • L’indirizzo di un social network (Instagram, Facebook, ecc.).
  • Un link di messaggistica (WhatsApp, Snapchat, ecc.).
  • Un link a uno store di applicazioni (App Store, Google Play).
  • Un servizio di riduzione (tipo Bitly).

Nessun dubbio al riguardo, Google presterà attenzione ad ogni minimo dettaglio. Il gigante del web indica nero su bianco che si occuperà di validare i link che fornisci sulle schede delle tue attività. I suoi robot di esplorazione verificheranno regolarmente (al massimo una volta al giorno) che il link indirizzi verso una “pagina web valida e pertinente”.

Attenzione quindi alla validità delle tue pagine, ma anche al buon funzionamento dei link. “I link che non possono essere sottoposti a scansione da parte dei nostri strumenti automatizzati potrebbero essere rimossi”, precisa Google.


Affinché i link siano correttamente esplorati da Google, assicurati che: 

  • I robot di Google possono accedere ai link liberamente: nessun blocco (IP, user-agent, CAPTCHA, ecc.), nessuna tecnica di dissimulazione del contenuto (cloaking).
  • I link sono funzionali: devono restituire un codice di successo (come “200 OK”), non un codice di errore (come “404 Not Found” o “500”).
  • La pagina deve caricarsi completamente: tutte le risorse (immagini, CSS, JavaScript) devono essere accessibili.
  • Nessun blocco geografico: la pagina non deve essere limitata in base alla posizione dell’utente.

Google imbocca la strada verso l’IA: il tema cruciale delle fonti di informazione

Questo rafforzamento delle regole è un segnale forte da parte di Google, che si prepara attivamente al futuro della ricerca locale basata sull’IA.


Non è la prima volta che Google fa evolvere il funzionamento delle schede Google Maps con l’IA. All’inizio del 2025, negli Stati Uniti è comparso un nuovo riquadro “Ask Maps”, che ha sostituito l’attuale sezione Domande/Risposte (Q&A).

Ecco un esempio di “Ask Maps”

Invece di mostrare le risposte del gestore dell’azienda o di altri utenti alle domande poste, questa funzionalità consente all’IA di rispondere alle domande degli utenti attingendo a diverse fonti: le foto, le recensioni dei clienti e, soprattutto, i contenuti del sito web del punto vendita. 

Per Google, la posta in gioco è dunque la taglia: assicurarsi che l’IA disponga di una fonte di informazione strutturata (ovvero semplice da recuperare per un’IA), ufficiale e costantemente aggiornata.

L’evoluzione di questa politica sui link delle schede Google non è quindi sorprendente e si configura come una strategia coerente in parallelo alla dismissione dell’API Domande/Risposte (Q&A) di Google Business Profile, prevista per il 3 novembre 2025. Una decisione che segna il passaggio netto da una gestione manuale delle informazioni a un’automazione completa tramite IA.


Fai del tuo store locator la fonte di informazione ufficiale per tutti i tuoi punti vendita

Quest’evoluzione della politica di Google (che impone una pagina di destinazione dedicata e facile da esplorare dai robot per ogni attività) non posiziona più lo store locator come un semplice strumento di navigazione, ma come la sola fonte di verità duratura e affidabile per il gigante del web.


Se gli utenti abbandonano sempre di più i siti internet tradizionali preferendo l’utilizzo di strumenti di IA, queste pagine web restano una fonte di informazione centrale per i motori di ricerca e i motori di IA. Esigendo un link unico verso ogni punto vendita, Google assicura che la sua intelligenza artificiale possa sempre accedere ad un’informazione chiara, strutturata e ufficiale. 


Questo approccio risolve un problema cruciale per l’IA: l’attendibilità dei dati. Contrariamente alle informazioni disperse su siti terzi, sui social network o anche le recensioni dei clienti, la pagina dello store locator è la fonte dei dati più attendibile per Google. È l’azienda stessa che la gestisce, che garantisce una coerenza e una pertinenza impossibile da raggiungere con delle informazioni non controllate.

Lo store locator si posiziona ormai come un pilastro principale della tua presenza online, in quanto questo nutre direttamente i sistemi di IA che plasmeranno la visibilità del tuo marchio nel futuro.

3 buone pratiche per degli store locator “Google friendly” e “LLM friendly”

1. Dati ben strutturati

Affinché le pagine del tuo store locator siano correttamente indicizzate da Google e incluse nei sistemi d’IA, una fondazione tecnica solida è primordiale. È essenziale utilizzare le URL gerarchiche e leggibili (ad esempio: iltuosito.com/paese/città/attività) che aiutano i motori di ricerca a comprendere la struttura della rete dei tuoi punti vendita.

La formattazione JSON-LD è esplicitamente privilegiata da Google. Consente di aggiungere, per ciascun punto vendita, informazioni semantiche chiare (nome, indirizzo, orari, numero di telefono…) che vengono direttamente elaborate dai suoi sistemi per arricchire le schede GBP e le risposte della sua IA.


2. Un contenuto pertinente e completo

Uno store locator efficace va al di là di una semplice lista di indirizzi. Ogni pagina di un punto vendita deve proporre un contenuto unico e pertinente, specifico alla sua localizzazione, per evitare il contenuto duplicato che può nuocere al tuo referenziamento, ma anche alle viabilità dei tuoi link su Google Business Profile.


È consigliato includere le informazioni pratiche come i servizi unici offerti dall’attività, delle foto del suo interno e della sua facciata, delle testimonianze e recensioni dei clienti reali, così come i punti di interesse o dei punti di riferimento nelle vicinanze, che aiutano i motori di ricerca e gli utenti a comprendere il proprio ambiente geografico.

3. Pagine pensate per essere citate dall’IA

Avere dei contenuti sulle pagine del proprio sito web non basta più, bisogna che questo possa essere citato dall’IA. In modo tale che i grandi modelli di linguaggi (LLM) come Gemini possano facilmente attingere dalle informazioni presenti sulle tue pagine, il contenuto dev’essere strutturato in modo specifico.

L’approccio migliore consiste nell’utilizzare un formato di domanda-risposta, come una FAQ locale, che consente ai modelli d’IA di inserire delle frasi intere senza aver bisogno di riformulare.

Redigi con un tono naturale e conversazionale, evitando il gergo, siccome i modelli sono allenati a comprendere il tipo di linguaggio. Infine, per rinforzare la tua credibilità agli occhi dell’IA, non esitare a pubblicare del contenuto di riferimento come dei casi studio o dei dati originali.


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